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Ape sociale: l’Inps rigetta due domande su tre .Con l’aumento dell’aspettativa di vita la pensione diventa sempre più un miraggio

E’ notizia dei giorni: scorsi  l’aspettativa di vita in Italia è in progressivo aumento. L’Istat (Istituto Nazionale di Statistica) ha comunicato che  nel 2017 i  cittadini con 65 anni di età hanno visto aumentare la propria speranza di vita di  5 mesi rispetto al 2013. L’immediata conseguenza  è il rialzo  della soglia di accesso alla pensioni a 67 anni per il  2019.

L’adeguamento dell’età pensionabile alle aspettative di vita è, infatti, un obbligo di legge che ha lo scopo di  evitare  l’aggravio dell’innalzamento della speranza di vita   sui conti pubblici. Secondo il presidente dell’Inps, Tito Boeri, il mancato adeguamento dell’età pensionabile alle aspettative di vita della popolazione farebbe crescere la spesa previdenziale dello Stato di oltre 140 miliardi di euro nell’arco dei prossimi 18 anni. Da più versanti  della società civile ( sindacati, associazioni di categoria, alcune forze politiche) si levano cori di protesta per fermare  questo automatismo che delinea scenari  per niente rassicuranti:nel 2021 si arriverà a un’età pensionabile di 67 anni e 3 mesi, fino a toccare i 70 anni dopo il 2050.

Va precisato che tale adeguamento riguarda la pensione sociale cioè  un trattamento previdenziale  a cui hanno diritto  i lavoratori che hanno superato una certa soglia di età ( oggi di 66 anni e 6 mesi) , indipendentemente dai contributi versati, purché si possa dimostrare un minimo di 20 anni di carriera.

Al di la della pensione sociale , la legge  prevede tre  possibilità per smettere di lavorare prima  dei 67 anni: la pensione anticipatala pensione contributiva anticipata  e la novità introdotta dall’attuale governo l’Ape (Anticipo pensionistico volontario e sociale). Nello specifico:

  • nella Pensione anticipata indipendentemente dall’età  il lavoratore può ritirarsi dall’attività lavorativa una volta che abbia raggiunto il massimo dei contributi da versare che, ad oggi, sono per gli uomini di 42 anni e 10 mesi , per le donne  di 41 anni e 10 mesiNel 2019, in seguito all’adeguamento alle aspettative di vita della popolazione, le soglie della pensione anticipata saliranno sopra i 42-43 anni ( si tratta di una forma di pensionamento prevista dalla Legge Fornero del 2011);
  • Pensione contributiva anticipata permette a chi ha  cominciato a lavorare prima del 1996 ed, ha alle spalle 20 anni di carriera, di andare in pensione a 63 anni e sette mesi, purché abbia maturato un assegno pensionistico di 2,8 volte il trattamento minimo.  Va ricordato che coloro chescelgono questa  opzione, godranno di un assegno calcolato sul solo metodo contributivo;
  • L’Ape (Anticipo pensionistico) istituito nel 2016 dal governo Renzi  e non ancora decollato prevede,  la possibilità di andare in pensione a 63 anni, per due tipi di categorie. Con  l’ Ape sociale si concede l’anticipo di pensione a coloro  che appartengono a categorie disagiate   ( disoccupati, redditi bassi,  lavoratori addetti a mansioni difficoltose o rischiose, lavoratori precoci), l’Ape volontaria, che partirà nel 2019  permetterà, invece, a chi lo desideri di andare  in pensione a 63 anni grazie ad un prestito previdenziale garantito dallo Stato, prestito che verrà restituito una volta raggiunta la soglia di età stabilita dalla legge, con una trattenuta nell’arco di 20 anni sull’assegno Inps.

Proprio intorno all’Ape sociale in questi giorni infuriano le polemiche: un istituto previdenziale concepito proprio per dare risposta ad impellenti esigenze sociali viene concesso dall’Inps con il contagocce: due domande su tre sono state respinte, il tasso più elevato (si supera il 70 % delle domande) riguarda i lavoratori precoci. Le proteste che, si sono levate da più strati della società civile, hanno spinto il  Ministero ad invitare l’Inps ad  applicare in maniera più  «larga» i criteri di accettazione delle istanze che consentono di lasciare il lavoro già a 63 anni.

Una patata bollente per l’attuale governo che aveva ventilato l’ipotesi di rimandare  la questione a dopo il voto per le elezioni politiche del 2018, ma Bruxelles  ha richiamato all’ordine l’Italia. Infatti la manovra di bilancio, dove è contenuto anche l’aumento dell’età a 67 anni dal 2019, traccia il percorso non solo per il 2018 ma per i prossimi tre anni. Rimandare la decisione a dopo il voto significherebbe per le casse pubbliche non poter contare su  un accantonamento  di  circa 2,5 miliardi di euro tra il 2019 e il 2020.

Ed ecco  il tentativo di percorrere una via alternativa: il blocco dell’aumento dell’età pensionabile  solo per alcune categorie di lavoratori che svolgono le cosiddette attività gravose. Undici le categorie interessate dalla proposta: infermieri con i turni di notte, maestra di asilo e di scuola materna,   badanti di persone non autosufficienti, addetti delle pulizie e alla raccolta rifiuti, macchinisti, camionisti, gruisti, muratori, facchini, addetti alla concia delle pelli, operai edili.

 

 

 

Fonte: Panorama